Il bilancio sociale | parliamone con Tiziana

Intervista

Il bilancio sociale delle associazioni, perché è importante?

Perché nella propria strategia di raccolta fondi è importante mandare il bilancio sociale ai propri donatori? Perché il nostro sostenitore, ogni volta che fa una donazione, ha bisogno di sapere che quel gesto, che quell’atto, che quel momento di aiuto verso il prossimo si è realizzato.

Aiutando, il nostro donatore si sente migliore, percepisce di essere fondamentale per qualcuno o per una causa.

Il bilancio visualizza e rende quasi palpabile la realizzazione concreta di questo aiuto, racconta e spiega al donatore. Così il nostro sostenitor, attraverso il bilancio, percepisce appieno che il suo ruolo nella nostra associazione ha valore, è importante, é fondamentale.

Infatti il donatore lui fa delle cose, non manda soltanto del denaro. La differenza tra fare una donazione e vedere su un documento quanto è stato fatto ci permette di sentirci partecipi a quell’evento.

Il bilancio è anche molto utile per la reputation e l’accountability

Assolutamente sì, ci rende più credibili, ci rende ancora una volta più vicini al donatore. Ci mette anche in una condizione molto particolare nei suoi confronti: lo fa sentire come qualcuno a cui vanno date delle risposte, a cui va rendicontato.

Il ragionamento è: io ti do del denaro e, nel momento in cui ti dono, ti ingaggio a fare delle cose, perciò tu le realizzi e poi rispondi a me di quanto hai fatto. Attraverso il bilancio, nella relazione associazione-donatore ritorna in primo piano la figura del donatore e l’importanza che il donatore sia parte viva e attiva di un’associazione.

Ci sono delle sezioni imprescindibili in un bilancio sociale?

Chiaramente è fondamentale la lettera del presidente al donatore. Dopodiché, secondo me in un bilancio è estremamente importante  raccontare l’impatto, nel senso che spesso una donazione non ha un valore in sé per sé, ma è la tessera di un domino che scatena una serie di miglioramenti, i quali si propagano in una comunità intera.

Per esempio, un bambino che va a scuola è un bambino che imparerà a leggere e a scrivere, che diventerà artefice del suo futuro in quel villaggio. Probabilmente da adulto migliorerà, come singolo o insieme ad altri bambini accomunati dallo stesso percorso, l’intera vita di quel villaggio e ne innalzerà la qualità.

Il bilancio è utilizzato anche per il grande pubblico? Per esempio in formato digitale sul sito?

Assolutamente sì. Ogni volta che passo da creativo che lavora per la raccolta fondi a potenziale donatore, ogni volta che faccio questo passaggio, vado a controllare i bilanci delle associazioni.  Prima di devolvere del denaro ad una associazione controllo sempre il bilancio dell’associazione.

Il bilancio dà credibilità, il bilancio conferma la bontà delle operazioni, conferma il fatto che sto affidando il denaro ad un’associazione che è credibile e che fa progetti sostenibili, perché ha dimostrato in passato di averli portati a termine, di averli conclusi.

Esistono anche diverse platee. Per esempio, se voglio contattare le aziende, avere un bilancio che mi permette di andare a parlare con un direttore generale o un direttore marketing è uno dei primi elementi da considerare, è una delle prime informazioni che un’azienda vuole ricevere da un’associazione.

Anche un grande donatore, potenzialmente disponibile a fare grandi donazioni, vuole vedere che tipo di progetti l’associazione porta avanti. Il bilancio viene mostrato al pubblico in formato digitale sul sito web, ma può anche essere spedito.

Perché fare il bilancio sociale non è solo fare comunicazione ma è anche fundraising?

Inviare il bilancio significa fidelizzare. Spedire un bilancio è rendicontare, creare una relazione con il nostro donatore. Di solito i bilanci vengono spediti ai middle e major donor, non ai donatori one off tradizionali.

L’obiettivo è proprio quello di dire “guarda, io queste cose le ho fatte grazie anche a te, le abbiamo fatte insieme, guarda cosa abbiamo fatto insieme”. Si crea una relazione fiduciaria: io ti rendiconto il mio operato perché tu meriti questo, perché tu sei così importante all’interno della mia associazione che meriti che io dia spiegazioni su come utilizzato il tuo denaro.

Ciò rafforza tantissimo la relazione e fidelizza fortemente il donatore.  Dopodiché, se per raccolta fondi intendiamo raccogliere del denaro tout court, allora il bilancio sociale non è uno strumento di fundraising. Ma si per raccolta fondi intendiamo la costruzione di relazioni stabili nel tempo, che generano approfitto alla nostra associazione e ci permettano di dare seguito ai nostri progetti, il bilancio è uno strumento fondamentale.

Insieme al bilancio sociale si spedisce un bollettino postale?

Il bollettino postale lo metterei sempre in un bilancio, il bollettino postale lo metterei ovunque! Il bollettino è come il prezzemolo e fa sempre comodo.

Soprattutto, noi non sappiamo cosa accade nella vita delle persone, mai, magari di giorno in cui spediamo il bilancio sociale i nostri sostenitori hanno ricevuto una buona notizia, è accaduto qualcosa di bello nelle loro vite, vogliono ricordare qualcuno che amano…

Chi siamo noi per limitare la loro possibilità di sostenere un progetto importante, un progetto di vita e di solidarietà in un altro paese? Dobbiamo offrire questa opportunità,  è una conditio sine qua non di ogni spedizione.

Ci sono delle richieste che, come creativi, fate alle associazioni clienti per redigere il bilancio? 

In primis abbiamo bisogno di ricevere tutti i rendiconti dei progetti che si vogliono presentare nel bilancio sociale. Un’altra cosa importante sarebbe ricordare, ma non viene quasi mai fatto, gli obiettivi che ci si era prefissati e il percorso fatto per la realizzarli. Il titolo della sezione potrebbe essere “Ci eravamo proposti di”, “Questi erano i nostre intenti”.

A mio avviso un altro aspetto da trattare, su cui ricevere dati dalle associazione, è raccontare il futuro. Un bilancio non è soltanto la testimonianza di un presente avvenuto, in cui sono stati portati a termine dei progetti, ma è anche un documento in cui si dichiarano i propri progetti futuri, gli obiettivi da raggiungere

È un’espressione della volontà dell’associazione di progredire, di fare delle cose nuove, quindi un motivo in più per il donatore per stare a fianco dell’associazione. Perché il futuro è fatto di altre cose che possono essere portate a termine solo se si è uniti, solo se si è insieme.

C’è la necessità per le associazioni che il bilancio sociale sia istituzionale, cosa ne pensi? 

C’è sempre la tendenza a pensare che il bilancio sociale debba essere istituzionale. Secondo me la parola “istituzionale” è un’astrazione inventata da qualcuno che non conosco e che non comprendo. Ricordiamo che io mando il bilancio a una persona, ad un gruppo di persone, a degli stakeholder, sono tutti comunque esseri umani.

Voglio rapportarmi a questi esseri umani con freddezza? Scriverò in modo freddo. Voglio rapportarmi a questo esseri umani con calore, con vicinanza? Scriverò in quel modo.

Un bilancio racconta al donatore che insieme abbiamo fatto delle cose importanti e, da un certo punto di vista, c’è bisogno di istituzionalità. Ma per ciò ci sono i numeri, i dati, le parole non devono essere fredde.

La relazione è sempre più forte. È come quando raccontiamo qualcosa a un amico o a un conoscente, non siamo mai istituzionali, rigidi, siamo caldi, calorosi. Di fronte abbiamo un amico a cui stiamo dicendo “guarda quante belle cose abbiamo fatto insieme”.

Io lo direi con un linguaggio semplice. La freddezza, la difficoltà di lettura di alcuni bilanci – totalmente incomprensibili – secondo me non facilitano né la lettura, né la relazione e nemmeno la fidelizzazione.

Quindi direi di essere istituzionali, ma laddove è necessario, nel linguaggio e nell’approccio non ce ne è bisogno.

È come se si facesse l’errore di pensare che l’accountability sia data da un approccio formale

Invece non è così, essere formali non ci rende più credibili. Secondo me è una questione culturale. C’è tutto un mondo, il mondo del business tra virgolette, che ci ha raccontato e ci ha fatto credere che non dobbiamo mai confondere il personale col privato, essere sempre formali e non metterci mai in gioco.

Ma chi fa non profit si mette in gioco tutti i giorni, chi fa non profit va con la mano tesa a chiedere denaro a qualcuno per poter portare avanti i propri progetti e senza quel qualcuno non li porta avanti i propri progetti.

Quindi è un formalismo di cui non comprendo onestamente la ragione. Io parto dal presupposto che la raccolta fondi è donor centrica, al centro della nostra raccolta. Qualunque strumento noi usiamo c’è il donatore e al donatore dobbiamo parlare in maniera più vicina possibile, perché più vicini stiamo al donatore più abbiamo la possibilità di fare cose insieme.

Se siamo lontani dal donatore, ognuno farà le cose “da solo” e, magari, lui sceglierà di farle con qualcun altro, che sentirà più prossimo a lui.

C’è  un numero minimo di pagine per il bilancio sociale, altre caratteristiche da considerare?

No, secondo me la lunghezza di un bilancio dipende da quanti progetti abbiamo da raccontare. Se abbiamo tanti progetti, abbiamo fatto tante cose belle gliele dobbiamo dire tutte.

Se non abbiamo molte informazioni, gonfiare quel poco che abbiamo non ha senso, è meglio fare bilanci sociali brevi.

Secondo me dobbiamo essere accattivanti. L’unica raccomandazione potente che darei è focalizzarsi per rendere i bilanci sociali leggibili, belli, riempirli di fotografie, riempirli di volti delle persone aiutate, ma anche delle persone che hanno partecipato a portare avanti questi progetti.

Nei bilanci non ci sono quasi mai le persone dietro le quinte, perché? Portiamole davanti alle quinte: con chi ha a che fare il nostro donatore? Facciamo vedere i volti delle persone, e non sono soltanto quelli del direttore generale o del direttore marketing, ma magari anche i volti delle persone che hanno contatti diretti con i donatori.

Raccontiamo una storia che sia più possibile elemento di vicinanza…magari anche delle pagine dedicate ad alcune testimonianze dei donatori. Non si parla di “misura” del bilancio sociale, ma c’è un calore, giusto, che deve essere usato. Se quel calore si riesce a mantenerlo vivo in 100 pagine vanno bene 100 pagine, se è in 20 pagine vanno bene 20 pagine.

Dopodiché è vero che esiste un aspetto economico da considerare. Un conto è fare un bilancio sociale per il web, digitale,  un conto è stamparlo, parliamo di altri costi.

Per le associazioni che vogliono seguire i consigli che abbiamo dato noi di ticò agency siamo disponibili.

Sì, possiamo dare dei consigli e fare una consulenza, fare una supervisione o realizzare in toto il bilancio, chiaramente insieme all’associazione.

L’importante è fatelo, mettetelo sul sito. Le associazioni che non hanno sul sito i bilanci fanno un gravissimo errore in termini di credibilità e di serietà professionale.

Il video dell’intervista a Tiziana